Un’avventura alla scoperta della propria creatività
Quando sono partito per il primo campo di selezione del 6/7/8 dicembre non avevo la più pallida idea di ciò che mi attendeva. Devo ammettere che molte emozioni diverse mi frullavano dentro: paura, attesa, insicurezza; perché è difficile mettersi alla prova ma soprattutto è difficile dare il meglio.

Tutto in questi campi mi ha messo alla prova ma in modo assolutamente positivo, permettendomi di crescere e di maturare a contatto con altri scout, tutti depositari di una propria esperienza. Il primo impatto è stato tostissimo: orari ben precisi, un giorno pieno d’attività diverse e impegnative, lo sforzo per tentare di ricordarsi tutti i nomi (pensa i capi!). Insomma, era un campo ricco di colpi di scena, dove ci si confrontava per crescere insieme ognuno dicendo la sua, si condivideva, ci si metteva in gioco vincendo la timidezza. E così si affrontava tutto, con il sorriso sulle labbra, che rende tutto più leggero. E in questo modo si è concluso il primo campo con grande soddisfazione di tutti, con scambio di numeri e indirizzi; anche se si sapeva che con alcuni non ci si sarebbe rivisti: più di tutto valevano i momenti che si erano passati insieme. Impegnati nelle attività di preparazione assegnateci si è giunti quindi al secondo campo, ad una nuova prova di socializzazione e di creatività. Più proseguo in questo percorso e più mi rendo conto di come mi sto arricchendo dentro, di come sono cambiato in quest’anno; tutto grazie ai miei compagni eccezionali e ai capi, impegnati a coinvolgerci architettando giochi strabilianti, a tentare di conoscerci al meglio, ad educarci. Anche il secondo campo è stato bellissimo, con attività divertenti (memorabile il fuoco di bivacco autogestito di Mtv) e momenti di riflessione sul Jamboree e sulla nostra vita. Pian piano si sta formando un gruppo compatto, unito e affiatato.

E ora, aspettando il terzo campetto, sto scrivendo al computer pensando alla cosa più bella che questi campetti di selezione mi hanno trasmesso: la voglia di conoscere le altre realtà, le altre persone. Questi incontri mi hanno permesso di conoscere delle persone stupende, sempre allegre e pronte, mai stanche,di una grande sensibilità. E le persone, le emozioni che si sono provate si portano nel cuore con sé, per sempre. Per questo anche se non dovessi partecipare al Jamboree non rimpiangerei di aver intrapreso questo percorso, perché ogni campetto di preparazione è stato uno scrigno di emozioni e amicizia che mi ha trasmesso molto. Un’esperienza rara di convivenza e crescita, una palestra di vita all’insegna dell’amicizia e della collaborazione.

Michael Fanelli – CNGEI Bolzano 3
I campetti di formazione per il Jamboree
Nel corso degli ultimi mesi, come molti sapranno, si sono svolti i campetti di formazione per il Jamboree 2007. In queste occasioni noi ragazzi abbiamo avuto l’occasione di confrontarci, di vivere, insieme a persone con le nostre stesse speranze e paure, l’emozione dell’ipotesi di un campo mondiale.
Certo, a volte si sentiva il bisogno di parlare e confidarsi con i vecchi amici del reparto di provenienza, in grado di darti un senso di sicurezza in quella situazione così straniante; ma già dopo le prime ore avevi l’impressione di conoscere gli altri da sempre, e quasi quasi ti dimenticavi il vero motivo per cui eri lì…
A volte basta poco per far passare ogni timore o dubbio.
Il bello del rendersi conto che, sebbene provenissimo da contesti differenti e avessimo tradizioni e usanze diverse, provando le stesse emozioni potevamo essere tutti uniti; e che alla fine, scherzando sugli accenti o sui modi dire, stavamo instaurando dei rapporti che difficilmente avremmo dimenticato; questo è stato sufficiente a toglierci ogni preoccupazione e poter finalmente dare il meglio di noi stessi. Il giorno dopo la fine del primo campetto, seduta in classe a scuola, quasi mi sembrava incredibile di essere tornata in un contesto a me tanto familiare, nel quale però mancava la presenza delle nuove amicizie che si erano formate…


Ma ancora più strano è stato il ritrovarsi in aprile. Riabbracciare le persone con cui avevi vissuto per tre giorni, tre giorni contro i quattro mesi che erano passati dal primo campo che ora ti sembrava lontanissimo…quattro mesi che, sebbene pieni delle esperienze e delle emozioni di tutti i giorni, non erano riusciti a cancellare i forti legami che avevamo costruito.
Ritrovarsi la sera a cenare e a riflettere insieme, stupendoci di rivederci cresciuti e diversi, e chiedersi se era passato realmente un periodo così lungo, come se davvero non fosse possibile sentirsi così bene con persone che avevi conosciuto tanto tempo prima.
_MG_3383.JPG E il saluto, questa volta più sentito, alla fine del campetto, e la promessa di ritrovarsi, comunque vadano le cose…. E’ proprio questo il bello di questi momenti: ti spingono a riflettere su cosa può realmente significare un’esperienza come il Jamboree, se solo il vivere i campi ti lascia delle emozioni così forti. Capisci quanto potrai crescere, cambiare, e quanto sarà bello ed entusiasmante conoscere ragazzi tanto diversi da te, ma in fondo, proprio perché ragazzi, tanto uguali.
Laura Elena Porcaro – CNGEI Bergamo 6

L’esperienza dei due campetti di formazione
Cosa dire di due momenti cosi?!
Sono stati bellissimi i giorni passati insieme, al fianco di persone che solo pochi mesi fa erano degli sconosciuti ma che magari adesso sono persone davvero importanti nella tua vita… O almeno questo è quello che è successo a me.
Sono arrivata alla stazione di Peri l’otto di dicembre e quasi non ci credevo: ero davvero a un campo di formazione! Per di più, con tanta disponibilità , voglia di mettermi in gioco e un pizzico di fortuna, sarei riuscita ad arrivare al jamboree.
Nonostante tutto, però, gli ostacoli da superare erano tanti; rimbombavano nella testa svariate leggende ascoltate: ragazzi svegliati nel cuore della notte per montare le tende, come per testarli sulla loro elasticità nell’adattarsi a situazioni tra le più disparate e poco familiari, scenette da montare interamente in inglese piuttosto che monologhi da fare al fuoco, anch’essi in inglese, davanti a tutti…
Tutto questo mi spaventava moltissimo e forse proprio per questo, e per la paura di una folla di sconosciuti che mi avrebbe fissato, ho adottato quell’aria da dura, magari anche un po’ arrabbiata, che in realtà non rispecchia quello che sono. Così tutta impettita mi sono messa pazientemente in fila per l’appello, mentre mi guardavo attorno: ragazzi spaesati proprio come me; non notavo né supereroi, né, apparentemente, maghi della tecnica scout (o almeno cosi mi auguravo).
Se devo essere sincera, ero partita con l’idea di non guardare in faccia nessuno, di andare dritta per la mia strada e riuscire a superare le prove che avrei trovato sul mio cammino.
Ma cosi non è stato: il clima di amicizia, simpatia, tolleranza, quasi di cameratismo che si è creato subito tra di noi è stato bellissimo: risate fino a tarda notte (anche infrangendo le regole…) con persone che la mattina passata non conoscevi, le prime confidenze, i racconti di campi vissuti, e le avventure, tutte le avventure che nella nostra parziale esperienza scout abbiamo fatto, le sensazioni provate, i paesaggi visti, le lacrime versate, il sole, la pioggia e il vento, le tende, le notti sotto le stelle e la fatica.
Tutto questo ci siamo raccontati ritrovandoci simili, fratelli, proprio come dice la nostra legge.
Ma finche il sentimento è scritto e imparato a memoria, non immagini come questo possa diventare reale in soli due giorni.
Il secondo campo poi, conoscendoci gia tutti, è stato come un ritrovare vecchi amici: “come stai? mi sei mancato…”
Come è stato fantastico rivedere qualcuno che ci era rimasto nel cuore, qualcuno con cui l’amicizia era nata a dicembre ed era continuata al di là dei momenti scout; un’amicizia che comincia a diventare importante e profonda – a me è successo – e se anche non fossi stata scelta per quest’avventura, lo stesso questi campi mi avrebbero fatto bene e il loro ricordo sarebbe stato positivo. Trovare persone che un po’ ti cambiano e ti capiscono al volo è una vera fortuna, e non me la lascerò scappare..
Le emozioni e le risate sono state tante, quasi più significative delle attività per altro bellissime e divertenti, anche queste tese alla conoscenza e alla tolleranza reciproca; attività che ci hanno reso ancora più affiatati e uniti.
Tanto che al momento di salutarci, sapendo che non avremmo più rivisto qualcuno… le lacrime sono sgorgate naturalmente, e non tutti hanno avuto la faccia di nasconderle. Qualcuno più semplicemente le ha lasciate scorrere mentre salutava con la mano il treno dei suoi nuovi amici che se ne andava, sperando solo che non fosse un addio, forse un po’ vergognandosi di quel sentimento di affetto che in così poco tempo era sbocciato e cresciuto…
Se questi eran solo campi di formazione, bè, porterò un pacco deluxe di fazzoletti in Inghilterra
…e un baule in più per risate, emozioni e ricordi…

Irene Iorio – Reggio Emilia

I campetti di formazione

Devo ammettere, innanzitutto, che questi campi rientrano sicuramente tra i più particolari a cui abbia mai partecipato. Non capita tutti i giorni di aver l’occasione di incontrare ragazzi che, pur essendo lontani, condividano la nostra voglia di vivere e sperimentarsi, il nostro orgoglio di esser scout.

Il lato più positivo dei giorni passati con i miei compagni d’avventura è stato di certo la facilità con cui tutti siamo riusciti a socializzare; il primo impatto non è stato glaciale come avrei potuto immaginare. Si sa, alla partenza i dubbi sono sempre molti e cercando di prepararsi a tutto s’ipotizza tutto ciò che si potrebbe trovare all’arrivo.
Proprio in quel momento mi resi conto di esser circondata da un’aria positiva, familiare. Eravamo tutti nella stessa situazione, più che felici di esserlo, e non ci restava altro che conoscerci!
In questi anni si parla molto di sfiducia, di timidezza, di mancanza di contatti col prossimo e queste sono le occasioni in cui chiunque si ricrederebbe.
La voglia di partecipare, condividere e mettersi in gioco regnava in tutti noi. Questa credo sia una delle grandi magie che talvolta si ripete, si rinnova, rifiorisce all’atto di una presentazione; poi, se chi abbiamo davanti condivide i nostri ideali, le nostre speranze come anche le nostre incertezze è decisamente tutto più semplice. Vorrei davvero che questo atteggiamento fosse adottato da tutti sempre e comunque, nella vita di tutti i giorni.
Naturalmente ci son stati altri notevoli aspetti positivi. Le attività ci hanno ancor di più aiutato a scoprici, a capirci e iniziare conoscerci, considerando che molti di noi avranno la fortuna di partecipare assieme al Jamboree e quindi dovranno passare molti giorni a stretto contatto.
Tuttavia devo dire che anche solo dal primo campo il gruppo si era già formato anche se, com’è ovvio che sia, non era ancora del tutto compatto.
E l’ottima compagnia ha permesso che si dileguassero molti tra gli aspetti negativi: il sonno non si è fatto sentire fino al viaggio di ritorno, la fatica durante le camminate non ci ha raggiunti, il gesto più noioso diventava divertente e spunto di conversazione. Questa sensazione, questa fantastica facilità con cui mi sono ambientata è comparsa subito in entrambi i campetti, nel secondo rafforzando i rapporti – molti dei quali ora davvero importanti – scoprendo pregi e difetti di ognuno. Posso concludere dicendo che i giorni trascorsi sono stati unici, utili ma soprattutto piacevoli e ora……rimane solo la voglia di rivedere i miei compari!

Francesca Bresciani – Milano 3

E’ Marco l’ambasciatore a Brownsea
Si chiama Marco Presutto, ha 16 anni ed è della sezione di Arco.
E’ il nostro ambasciatore che il primo agosto, l’alba dello scautismo, a Brownsea rinnoverà la promessa.
Marco è stato scelto sulla base delle osservazioni fatte su stile scout, motivazioni, adesione alla legge e promessa ed impegno, dai Capi Reparto Jamboree dopo aver conosciuto tutti i ragazzi del contingente durante i 3 campetti di reparto.
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Primo Campetto Reparto NORD-OVEST
Se ne parla, un po’ sottobanco, da mesi ormai… e adesso l’avventura è finalmente iniziata! Tra dicembre e gennaio si sono svolti i primi campetti di formazione dei reparti che parteciperanno al Jamboree 2007 in Inghilterra! Ovviamente non tutti gli esploratori potranno partecipare personalmente a questi eventi, ma tutti senz’altro possiamo essere a nostro modo partecipi anche grazie al contributo di chi saprà riportare queste esperienze nei propri reparti e, perché no, anche sul nostro giornale associativo!
Oggi cominciamo noi a raccontarvi, ma ci aspettiamo che siate voi al più presto a farci arrivare articoli sui campetti!!
Il Reparto Nord-Ovest, eh sì per ora abbiamo ancora questo nome un po’ anonimo, ha incontrato i suoi 52 esploratori per la prima volta dal 4 al 6 gennaio; solo tre giorni per stare insieme, conoscerci e soprattutto divertirci il più possibile. Così noi capi ci siamo potuti sbizzarrire nelle più diverse attività per approfittare al massimo del tempo a nostra disposizione.
Dopo un rapido momento per conoscerci, siamo partiti con l’organizzazione di tanti stand, che curati dall’impegno e dalla fantasia degli esploratori ci hanno permesso di conoscere tanti temi diversi, giocando e mettendoci alla prova nelle discipline più strane. Con i nasi rossi, siamo diventati pagliacci e attori nello stand di animazione, poi giochi di squadra, musica con gli strumenti più strani prodotti con materiali di riciclo, arte… Abbiamo messo alla prova le nostre conoscenze con gli stand di scienze e tecnica, di diritti umani, di geografia, cominciando così a lavorare insieme e a conoscerci.

Ognuno poi aveva preparato da casa piatti esotici, davvero improbabili, che abbiamo assaggiato tutti insieme grazie alla nuova versione del gioco dell’oca: il “Gioco dell’anatra alla arancia”! Alcuni davvero gustosi, altri forse un po’ DISgustosi, ma tutti da scoprire (immaginate il mio disappunto quando mi son resa conto che quello spolverato sul riso non era parmigiano ma polvere di cocco!!!). Non ci siamo neanche tirati indietro di fronte alle occasioni di riflessione, con momenti di introspezione sul nostro cammino e sul mondo in cui viviamo, sull’economia delle società più o meno fortunate. Grande passione poi per le vicende degli ospiti del Fabio Show: coppie in crisi per la gelosia, madri opprimenti, genitori che non capiscono i figli, e madri che pensano di esser più giovani delle figlie; vi lascio immaginare il fervente dibattito che è nato di fronte a queste situazioni un po’ stravaganti ma che in fondo riguardavano un po’ tutti!
La notte del 6 è anche arrivata la Befana, invocata del (freddissimo!!!) fuoco di bivacco organizzato dai nostri animatori quindi noi non potevamo far altro che festeggiarla con una enorme calza piena di dolciumi e un po’ di baldoria con musica e giochini (a proposito, come stanno i contusi della grandiosa gara di limbo??).
Nel gelo dell’ultima mattina a nostra disposizione, dei popoli-gruppi di formazione hanno brillantemente messo alla prova le loro conoscenze tecniche per salvaguardare niente meno che la sopravvivenza di tutto il popolo! Quindi fuori bussola, cordino, morse… per non dimenticarci che siamo esploratori!
Sono stati tre giorni intensissimi e bellissimi grazie all’entusiasmo che ciascun esploratore ha saputo regalare a noi staff e a tutti gli altri partecipanti; l’inizio di un cammino che ci porterà lontano e che speriamo di poter condividere con tutti i reparti d’Italia e anche, soprattutto, con tutti i lettori grandi e piccoli di Scautismo… quindi scriveteci!! Che è successo durante gli altri campetti? È arrivata anche da voi la Befana? Dai raccontateci!


Vittoria
Staff Nord Ovest

L’esperienza dei campetti
Dell’esperienza fatta nel corso dei due campetti la cosa che mi è piaciuta di più è il fatto di aver potuto conoscere nuovi amici. In particolare all’arrivo del secondo campo, ho conosciuto più ragazzi in confronto all’altro campetto. Io facevo parte della pattuglia “Pantegane” insieme ad altri quattro ragazzi, io di Firenze, Luca e Marco di Rovereto, Luca di Milano e Federico di Bolzano.


Nell’ultimo campo mi sono piaciute anche le attività preparate da noi ragazzi, soprattutto quella di creare qualcosa con la colla a caldo. Formazione Jam Nord 1 – 005.jpg Per il gioco a prove del giro del mondo, noi della pattuglia abbiamo creato la pedina che doveva avere le sembianze di una pantegana.
La pedina aveva come corpo e testa due pigne incollate una accanto all’altra, come coda un rametto di aghi di pino, come orecchie delle foglie verdi, sulla testa avevamo anche fatto una cresta di starlights e gli occhi erano due ranuncoli luminosi: i ranuncoli sono dei fiori gialli che si trovano dappertutto.
Questa attività mi è piaciuta perché con dei materiali trovati lì per lì, siamo riusciti a creare un oggetto significativo che ci rappresentava, significava anche la nostra unione e la nostra capacità di saper collaborare.
Io sono felice perché farò parte del reparto Depero e potrò rivedere questi miei amici ma sono anche dispiaciuto per una mia amica che purtroppo non ce l’ha fatta.

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