Quando il giornalista non vuole fare informazione

I titoli di diversi giornali e telegiornali di ieri hanno voluto come al solito attirare l’attenzione, a scapito della vera informazione.
Sul mondo scout si continuano ad usare luoghi comuni ed etichette che servono solo a banalizzare un’esperienza ed il mondo dei ragazzi in generale; chi si occupa di giovani ed educazione sa bene quanto sia difficile (ma anche coinvolgente !) condividere con loro lo sforzo di crescere e di conoscere sé stessi per “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato” (così il fondatore degli scout, BP, indicava lo scopo dello scautismo).
Riteniamo oggi di dover dare delle precisazioni nel merito della ricerca presentata il 15 marzo a Firenze; la ricerca si riferisce ad un campione di ragazzi italiani ed europei (provenienti da 25 paesi diversi) che non rappresenta, in senso statisticamente significativo, tutti gli scout italiani e stranieri tra i 16 e i 24 anni ma i 3500 partecipanti all’evento RoverWay 2006.
Dall’indagine emergono molti dati ma di tutte le considerazioni riportate nel comunicato sono state volutamente scelte SOLO quelle che potevano avere un contenuto “scandalistico” dei comportamenti dei ragazzi e del loro vivere nella società di oggi, prendendo i risultati di una sola domanda: “pensi che ti potrebbe capitare di …?” e tralasciando tutte le risposte sul “fare” e sulle motivazioni all’essere scout.
Se avessimo voluto nascondere questi dati non avremmo certamente fatto il convegno e non avremmo pubblicato i risultati della ricerca. I risultati invece non li vogliamo sottovalutare e ci interrogano sul nostro fare educazione oggi, nella scelta di stare a fianco dei ragazzi e di fare educazione, scelta che ci espone anche a questi voluti fraintendimenti che vogliono considerare i ragazzi come problema e non soggetto che si forma e si struttura in un ampio arco di tempo.
Speravamo che dopo i tanti eventi del centenario dello scautismo appena concluso, si fosse colto qual è il senso della proposta scout: avventura, amicizia, solidarietà, pace.
L’azione positiva dello scautismo consiste nella proposta di questi valori attraverso la condivisione di esperienze, la vita di comunità, il costante miglioramento di se stessi, l’assunzione di responsabilità personali e collettive.
L’amore verso l’uomo e la piena fiducia nelle sue capacità di affrontare problemi e opportunità della vita di tutti i giorni trova nello scautismo un’opportunità senza equivoci, un terreno comune tra adulti e ragazzi, uniti da un forte spirito di ricerca, dalla voglia di approfondire, di andare oltre le apparenze per cercare il senso della vita e trovare quindi una risposta piena e personale.
Da questa ricerca quindi cogliamo la sfida di interpretare i bisogni dei nostri giovani, figli come noi del nostro tempo, stimolando ciascuno di loro a cercare le proprie risposte alla vita. Percorriamo questo cammino con la fiducia tanto nelle loro potenzialità di progettarsi il futuro con un pragmatico ottimismo quanto nella passione educativa che gli adulti mettono nel costruire relazioni significative e stimolanti.
Invitiamo chi avesse voglia di ragionare seriamente su questi dati a seguire sul sito della federazione gli approfondimenti o a contattarci per un confronto.

Chiara Sapigni e Sergio Fiorenza – Presidente e vice presidente FIS

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