Eduardo de Filippo. E siamo a 2!

Salve a tutti, sono Daisuke Yang e ho 23 anni. Sono il classico giapponese DOC, molto attaccato alle tradizioni della mia terra. La mia più grande passione è fare il giornalista e, come potete ben notare, sto scrivendo un articolo. Non è il solito articolo su fatti quotidiani, questo articolo lo scrivo per raccontarvi un’esperienza personale. Senza farmi notare da nessuno nei giorni 4­5­6 gennaio mi sono infiltrato nella base scout AGESCI di Cassano delle murge (BA) per osservare più da vicino il campetto di selezione del reparto sud Eduardo De Filippo. Il 4 gennaio verso le 15.30 alla base c’erano già tutti quanti, ragazzi e capi, tutti si abbracciavano e si salutavano affettuosamente, si vede proprio che gli scout sono i migliori a stringere amicizie in poco tempo e portarle avanti. Subito dopo i saluti e altre attività a tema JAMBOREE, hanno iniziato il loro viaggio verso le tradizioni,usi e costumi giapponesi, terra dove si svolgerà il loro così tanto ambito Jamboree. La sera si sono dati ai cosplay, ognuno di loro,incluso lo staff, aveva un proprio cosplay fatto alla perfezione. Quasi non li riconoscevo il giorno seguente. Il giorno dopo sono arrivati altre 6 persone, 2 adulti e 4 ragazzi con pantaloncini di velluto blu e camicia azzurra, dicevano di essere dell’AGESCI. Ebbene si, appena hanno iniziato a parlare ho scoperto che appartenevano al reparto Puglia che farà parte del contingente italiano FIS.
Dopo le presentazioni sono passati a domandare e chiedere dubbi sull’associazione opposta. Ho apprezzato molto questo momento. Verso le 11, divisi a gruppi, si sono cimentati in alcuni piatti giapponesi. Erano tutti raccolti in un ricettario e, da quello che ho sentito mentre ero appostato, tutti i piatti che ne facevano parte gli avevano cucinati gli esploratori circa un mese prima del campetto. Mentre cucinavano c’erano profumi fantastici e un’armonia fra persone che si conoscono poco davvero incredibile, dovrei prendere esempio da loro. Questa era una vera e propria gara di cucina, dovevano curare quindi sapore, aspetto e presentazione che, a parer mio, erano degni di un ristorante di Tokyo. Al termine della gara di cucina i ragazzi dalla camicia azzurra hanno lasciato quelli dalla camicia verde, promettendo di rivedersi in Giappone. Subito dopo i ragazzi si sono messi alla prova cercando di imparare a fare gli ideogrammi giapponesi, ognuno di loro aveva il proprio con il significato più personale possibile. Erano davvero bravi. Dopo qualche prova su fogli di carta ci hanno provato sulla carta di riso per poter trasformare poi il loro ideogramma in un fantastico segnalibro. Sono venuti fuori dei segnalibri stupendi che io non mi sarei mai aspettato. Questi scout non ti deludono proprio mai. Il terzo giorno, l’ultimo giorno. Il giorno in cui erano tutti dispiaciuti del fatto che sia già finito e che alcuni di loro non potranno rivedersi mai più. La mattina è arrivato un uomo. Era un bonsaista professionista che, durante il corso della mattinata, ha spiegato loro tutte le varie tradizioni giapponesi, i loro modi di essere e di fare e come erano impostate le loro città. Erano tutti interessati, tutti facevano domande.
Mi è piaciuto molto vedere dei ragazzi così interessati alla mia terra d’origine. Quando questa specie di lezione sul Giappone fini ci fu la distribuzione del pranzo al sacco. In questo momento tutti si stavano salutando perché alcuni avevano il treno molto presto. Tutti impauriti dal fatto che potrebbero non rivedersi più. Ma anche se impauriti il sorriso non glielo levava nessuno. Una volta che si erano salutati tutti iniziarono le prime partenze. Ormai era finito il campo. Le bandiere si erano abbassate, il quadrato si era spezzato e ognuno tornava a casa, con la speranza di poter rivedere tutti.
Silvia, Reparto Archimede, Livorno 3